Giorgio Griffa - 8 cicli
10 ottobre - 30 novembre 2009
"8 cicli" dal 10 ottobre al 30 novembre 2009
"8 cicli" dal 10 ottobre al 30 novembre 2009
"8 cicli" dal 10 ottobre al 30 novembre 2009
"8 cicli" dal 10 ottobre al 30 novembre 2009
Questa personale di Giorgio Griffa alla Galleria 2000&Novecento di Reggio Emilia, che in questa occasione festeggia i 10 anni di attività, si presenta con la caratteristica di una concisa antologica che ripercorre agilmente tutto l’excursus creativo dell’artista piemontese. Il complesso delle opere è diviso per cicli di lavoro (da qui il titolo della mostra 8 Cicli), quindi si offre con un percorso cronologico che facilita la compressione delle metamorfosi tematiche, tecniche e concettuali dell’autore.L’inizio della ricerca di Griffa si manifesta come un ritorno all’analisi, agli strumenti più specifici del fare pittorico, con un recupero di attenzione al supporto, alla tela (sempre libera e volante), al colore, al gesto, una sottile riflessione dunque, al quadro inteso come luogo specifico del segno, della pittura. L’etichetta più usataper queste ricerche, che iniziano per Griffa alla fine del 1967, è quella di “nuova pittura”. Ovvero la riduzione al minimo dell’emotività per identificare la nozione di spazio, e di spazio-tempo, con la realtà stessa della tela (sempre grezza), quindi arte in quanto azione, o esperienza della realtà del corpo - ovvero del braccio che traccia un segno - sempre con gli stessi caratteri, ma sempre diversi a seconda dell’energia della mano che percorre la tela col colore. In tutto questo sono insite lecostanti del lavoro successivo di Griffa, che comunque non è stato mai alieno da interessantissime metamorfosi.
Successivamente hanno infatti iniziato ad intrecciarsi tra di loro segni molto diversi (sia orizzontali che verticali, sia spessi che sottili), oppure la pittura è posata su frammenti di tela, che vengono disseminati nello spazio, così da dar vita a veri sistemi installativi. In un altro ciclo, all’inizio degli anni ’90, dominano tre linee e un arabesco che intrecciati determinano un processo iconografico sempre mutante, connotato dalla presenza di un numero progressivo. Dopo un lustro nel lavoro di Griffa nasce il ciclo delle numerazioni che evidenziano i processi creativi crescenti all’interno dell’opera. Subito dopo troviamo un altrociclo che dà conto della memoria pittorica dell’autore, in esso si trovano tracce delle suggestioni tratte da artisti amati di ogni epoca e genere. Non è inutile ricordare che le ultime opere dell’artista torinese vertono sul “rapporto aureo”, ovvero un numero infinito che non esclude però una volontà di armonia, che è comunque interna a tutto questo lavoro.Un lavoro che ci appare anche oggi fuori dagli schemi, dai luoghi comuni, sempre propositivo, una miniera da sondare e scavare.