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Marco Gastini - La pittura ... addosso

14 aprile - 14 giugno 2007

Questa personale di Marco Gastini si presenta allo spettatore sotto il segno della pittura e del colore, o meglio una piccola “storia” dei processi del fare odierno di Gastini, che vorrebbe che ricevessimo un abbraccio pittorico dal suo attuale lavoro, infatti l’artista ha voluto il titolo: La pittura ... addosso.

Si trova in mostra un cospicuo gruppo di opere a muro, in cui noi vediamo, o sentiamo, che il colore-pittura sta prima, o in mezzo, al movimento delle forme e dei segni, è un medium, uno stimolo, un’energia che non viene dopo la forma, ma è anzi un “effetto” che trascina oltre la presenza e le tensioni dei materiali.

All’interno del “viaggio” di andata e ritorno del lavoro di Gastini il colore (pensiamo anche al suo famoso, lirico, e profondissimo “blu”) si sposta secondo lunghezze d’onda misteriose, che lo rendono luminoso o ombroso nello stesso istante, senza peraltro farlo mai spegnere, un colore “atmosferico” che prevede nell’istante il coesistere dell’ alba e del tramonto, nonché il colore dell’ora, solare o notturna, in cui è comparso sullo schermo del quadro, o dell’installazione.

Lavori come: In-angolo (su parete), Diario, Il profilo del respiro, Testa, Vibra nel volo, Il gesto del pugno (tutti eseguiti tra il 2003 e il 2005) ci ricordano alcune osservazioni di Gastini stesso: “.... è nella tensione che si determina (il lavoro) nello spazio della pittura dipinta, all’interno di essa e fuori, nello spazio attorno che la fa crescere e vivere definitivamente determinandola, rendendo reale l’utopia .... Altempo stesso non deve essere capita fino in fondo, deve sfuggire, non essere riconoscibile, deve creare squilibri, spostamenti, deve fluttuare”.

La molteplicità dei materiali usati (rame, gesso, ferro, vetro, cartone, carta, legno, tela), l’idea di bassorilievo, scrittura segnica, struttura architettonica, diventano principi, allo stesso tempo di “defigurazione” e “riconfigurazione” di linee e colori, in positivo e in negativo, così da creare sprofondamenti e rilievi, spazi atopici, che comportano evoluzioni tecniche, e certamente poetiche.

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